Situato al centro dell’Italia, l‘Abruzzo è formato geograficamente e morfologicamente da un territorio che sembra fatto su misura per ospitare la coltura della vite. L’agricoltura abruzzese, infatti, si fonda principalmente sulla viticoltura, con più di 36 mila ettari di terreno dedicati ed una produzione media annua intorno ai 3,8 milioni di ettolitri (fonte Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo).
Generalmente conosciamo due tipi di Abruzzo; quello interno, montuoso, conosciuto per un clima continentale, con oltre il 60% del territorio regionale e poi quello costiero accompagnato da un’abbondante fascia collinare e clima pressoché mite. Le coltivazioni dei vari vitigni sono situate, perlopiù, nella fascia intermedia del territorio abruzzese, quella collinare, occupando trasversalmente la lunga striscia di territorio regionale che si estende da nord-ovest verso sud-est, tra il mare Adriatico e i massicci del Gran Sasso d’Italia e della Majella. Questa particolare collocazione presenta un clima con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte ed una buona ventilazione durante l’arco delle stagioni e offrono alla vite un “microclima” ideale per la produzione di vini tipici di straordinaria qualità, come il famoso Montepulciano d’Abruzzo, ritenuto a giusta ragione, un grande vitigno italiano a bacca nera.
La produzione dei vini abruzzesi non comprende solo il Montepulciano, che comunque è quello maggiormente prodotto ma anche il Cerasuolo, il Trebbiano d’Abruzzo, il Villamagna, il Controguerra, tutti a Denominazione di Origine Controllata. Tutti questi prodotti, oggi protetti, sono il risultato di una coltivazione autoctona e tutelata. Fino a qualche decennio fa, questi vini, erano quasi del tutto sconosciuti al pubblico e non valorizzati, utilizzati solamente all’esportazione fuori regione per contribuire a produrre i vini del nord-Italia e soprattutto per il cosiddetto “taglio”. Non era nemmeno presente un consorzio di tutela dei produttori e dei prodotti vitivinicoli. Poi alcuni grandi produttori del territorio hanno pensato di unirsi, di fare un tentativo, uno sforzo per imporre quanto di buono potesse essere prodotto in queste zone, promuovere il loro lavoro e valorizzare gli aspetti unici di questi vitigni coltivati in questi territori da generazioni.
Dalla nascita del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, molti passi in avanti sono stati fatti, i vini di cui oggi sentiamo parlare (elencati prima), sono oramai grande vanto della produzione italiana nel mondo, oltre che naturalmente tutelati da DOC e DOCG. Ultimamente, dopo i successi del Montepulciano d’Abruzzo e del Trebbiano, si sta cercando di far riscoprire altre varietà che sono andate dimenticate, come la Passerina, il Pecorino, il Montonico e la Cococciola.
Ma il re dei vini d’Abruzzo è il Montepulciano DOC & DOCG (che ricorda solo nel nome il famoso vino nobile toscano risultante da vitigno Sangiovese, in un’area ristretta del territorio senese). Questo vino è ottenuto dal medesimo vitigno a bacca nera ed in questi posti ha trovato la sua dimensione migliore. Si tratta di un vino che esprime al massimo le caratteristiche che si ricercano in un rosso di qualità. Presenta un elevato numero di polifenoli (ne è prova il colore rubino intenso), così come di tannini. Al gusto è pieno e corposo, con note fruttate importanti, insomma ideale per antipasti a base di selvaggina, pasticci di carne, paté rustici e primi piatti saporiti (come timballi, ravioli di carne, tagliolini al ragù) e secondi come agnello al forno, selvaggina arrosto, grigliate di carne e formaggi a pasta dura stagionati. Gradevole in abbinamento anche con piatti più elaborati come stracotti di manzo, anatra e cacciagione in casseruola, bollito di manzo, formaggi lungamente stagionati. Va servito tra i 16 e i 18 gradi.
Va menzionato che con il vitigno Montepulciano si produce anche la variante Cerasuolo d’Abruzzo DOC (anticipando la vendemmia circa un mese rima e vinificandolo “in bianco”), si presenta con un colore rosso ciliegia poco carico, con un sapore fruttato, fine, meno intenso anche se secco, delicato e dal piacevole retrogusto mandorlato. Questo va servito a temperatura tra i 14 e i 16 gradi e si consiglia di accompagnarlo a carni delicate o comunque piatti poco sapidi.
Se il Montepulciano è il re dei vitigni d’Abruzzo, il principe, per così dire, è un vitigno a bacca bianca, il Trebbiano locale, dal quale si ottiene un importante vino DOC, il Trebbiano d’Abruzzo, coltivato nelle stesse zone d’elezione del Montepulciano. Il Trebbiano d’Abruzzo DOC è un vino dal colore dorato, all’odore è delicato e secco al sapore, armonico e con retrogusto fruttato, con una fresca presenza di acidità ed un sottofondo di leggera mineralità. Come la maggior parte dei bianchi in commercio, il Trebbiano d’Abruzzo è un vino che va commercializzato e consumato giovane; comunque non è raro trovare qualche “chicca” come il Trebbiano d’Abruzzo Superiore o Riserva, nati da felice intuizione di alcuni produttori che, volendo utilizzare la fermentazione in barrique, hanno dato a questo vino un maggiore corpo e gusto. Nella sua tipicità, il Trebbiano d’Abruzzo si sposa bene con cibi quali primi non molto articolati, il pesce (nelle varie preparazioni), le carni bianche in genere. Va servito fresco, 8-10 gradi al massimo.
Questi sono i vini che hanno, sono e stanno facendo grande l’Abruzzo enologicamente. Una grande valorizzazione dei prodotti di questo territorio, ha permesso di elevare questi vini e la viticoltura abruzzese ai vertici nazionali ed internazionali dell’enogastronomia, con recentemente, ricadute positive anche nel turismo, dove qualcosa sta iniziando a muoversi, per ridare valore a quanto di bello ci sia in un territorio naturale così vario. Senza dubbio, sotto questo aspetto, l’Abruzzo è ancora oggi una regione da scoprire.
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