Il termine Franciacorta è associato, dai più, a un tipo di vino spumante tipicamente italiano. In realtà, prima ancora, la Franciacorta è una zona ben definita d’Italia, in provincia di Brescia, che si estende per oltre 2800 ettari. La zona comprende i comuni di: Adro, Capriolo, Castegnato, Cazzago San Martino, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Ospitaletto, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo-Saiano e Rovato. Oggi la Franciacorta è divenuta sinonimo di vini spumanti di alta qualità, infatti dato il successo di questi vini, l’Unione europea (per mezzo di regolamento) autorizza solo a tre vini italiani quali Asti, Marsala e Franciacorta appunto, la possibilità dell’indicazione senza altri termini qualificati. Così quando ci si riferisce agli spumanti italiani a metodo classico di queste zone è corretto dire “Franciacorta” e non “spumante Franciacorta”, analogamente allo champagne francese.
Probabilmente, però, non tutti sanno che fino a qualche decennio fa in questa zona si producevano, in gran parte vini rossi, ancora oggi prodotti anche se in minore quantità e ribattezzati con denominazione Curtefranca, per non confondere il consumatore e distinguere comunque le produzioni e la tutela degli stessi vini, prodotti in questa zona.
In queste terre le coltivazioni a vite sono sempre esistite, molte infatti sono le testimonianze passate che narrano di vite e vino, dapprima come terreni colonizzati dai Romani, che a loro volta avevano già trovato tracce di coltivazioni di vite da popolazioni precedenti e quindi hanno sfruttato i pregi di questi terreni per produrre vini per l’impero; continuata poi alla caduta dell’Impero Romano con i Longobardi e successivamente con la nascita di molti ordini monastici nel primo medioevo, che si presero cura via via di queste zone, fino ad arrivare al tardo medioevo (intorno al XIII secolo) dove vennero divise territorialmente in corti monastiche e gestite per la produzione di vini. Pare che proprio a questo periodo risalga l’origine del nome Franciacorta, poiché dalle vigne dei terreni di queste corti monastiche si produceva ottimo vino e quindi questi terreni venivano esentati da tasse (da qui Corti Franche) dalle dominazioni del tempo.
Cosa rende speciale questa zona, questa terra, per la produzione di vino? Innanzitutto si tratta di un territorio dolcemente collinare, che si estende dalla parte meridionale del Lago d’Iseo fino a scendere alla prima pianura padana, formando quasi un ovale, rimanendo compresa nella provincia di Brescia. Questa posizione, ai piedi delle Alpi, offre condizioni ambientali ideali alla vite, dato che può usufruire del clima tipico pedemontano, in più la presenza della Val Camonica a nord e del Lago d’Iseo garantiscono una continua ventilazione durante l’arco dell’anno, senza la presenza di escursioni termiche gravi, come le gelate e ristagni umidi. Il terreno, da parte sua, contribuisce fortemente allo sviluppo favorevole della vite, giacché in gran parte è composto da terreni morenici, cioè dovuti per accumulo di sedimenti costituiti dai detriti rocciosi trasportati da un ghiacciaio in epoca primordiale e quindi ricchi di elementi minerali.
Questo incrocio benefico di fattori ha consentito alla Franciacorta di eleggersi zona ideale alla coltivazione di tipologie di vitigni quali il Chardonnay, il Pinot bianco e il Pinot nero, per la produzione di vini spumanti a metodo classico. La caratteristica fondamentale di questi vini spumante prodotti in Franciacorta, tutelata dal Consorzio per la tutela del Franciacorta è che, l’unico metodo ammesso per la presa di spuma sia quello tradizionale che comprende la ri-fermentazione in bottiglia (similmente a quello utilizzato da secoli in Francia per lo Champagne), detto anche metodo classico. Inoltre, grazie all’opera del Consorzio tutela, Franciacorta è stata la prima DOCG in Italia esclusivamente dedicata al metodo classico (1995). Per completezza d’informazione va detto anche che, dal 1967 al 1995 il nome “Franciacorta” veniva utilizzato altresì per individuare vini DOC rossi e bianchi prodotti nella stessa area. Chiaro è che, in seguito a quanto accaduto, questi vini tutt’ora prodotti, hanno dovuto subire nuova denominazione, nello specifico si parla di Terre di Franciacorta e Curtefranca.
Abbiamo quindi capito che l’insieme dei fattori climatici ed i terreni dedicati alla coltura (terroir) favoriscono la produzione di vini spumante, ma è certo che tutto ciò che riguarda la coltivazione e la trasformazione del mosto in vino è arte e sapienza dei produttori, i quali si attengono rigorosamente al metodo classico per la riuscita di vini spumante Franciacorta. Limitarsi a dire che il procedimento di fermentazione in bottiglia (o ri-fermentazione) sia analogo a quello dei vini champagne, sarebbe riduttivo. Ed è proprio alla volta della primavera, dopo circa 6 mesi dalla vendemmia e una prima fermentazione dei vari uvaggi raccolti (ricordiamo: Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero) che inizia la nascita dei vari tipi di vino prodotti dalle diverse cantine di produttori. Ogni singolo produttore assembla le svariate tipologie di vino prodotto (anche di diverse annate) che possiede, per “costruire” rendere unico e speciale il proprio prodotto finale. Zucchero e lieviti serviranno poi per affinare il vino così assemblato in bottiglia, per un periodo di tempo che va da 18 mesi minimo fino ai 60 mesi ed oltre per i vini “Riserva”. Importante, a tal proposito, menzionare la denominazione “Franciacorta Satèn” che prevede vini con una ri-fermentazione in bottiglia ad una pressione minore di quella convenzionalmente usata di solito (non oltre 5 atm. rispetto a 6-6,5 atm.), così facendo ne derivano vini dalla peculiare morbidezza gustativa, quasi una cremosità che ricorda le sensazioni delicate della seta (da qui Satèn), mantenendo comunque una piacevole sapidità e freschezza. Dai vari uvaggi e dalle diverse epoche di ri-fermentazione nascono vini spumante diversi tra loro ma uniti da sensazioni tipiche dei vini a metodo classico. Presentano tutti un colore dal giallo paglierino più o meno intenso fino al giallo dorato (escluso il Franciacorta Rosé) e bollicine finissime che risalgono continuamente dal fondo del bicchiere, un profumo fine e delicato, al sapore sapidità ed armonia con note di spiccata mineralità.
Riassumendo pertanto, il Consorzio tutela Franciacorta prevede tre varianti di spumante DOCG: il Bianco, il Rosé ed il Satèn. Per ognuno di questi sono previste anche due tipologie di affinamento maggiore, il Millesimato (30 mesi e oltre) ed il Riserva (60 mesi ed oltre). A questi si aggiungerà il diverso dosaggio di zucchero e vino, dopo la sboccatura, per completare questi vini e caratterizzarli in non dosati, extra brut, brut, extra dry, dry e semi-dec. Come accade anche per i migliori champagne, il metodo classico trasforma i vini a mezzo del tempo. Più il vino in bottiglia rimane a contatto con i lieviti, più acquisisce le note marcate delle uve di appartenenza. Il risultato è qualitativamente alto e le singole proprietà di profumo e sapore vengono elevate.
Erroneamente si pensa che questi vini siano dedicati solamente nel periodo delle festività o comunque per delle occasioni particolari, in realtà si prestano bene per accompagnare la cucina quotidiana.
Volendo distinguere per tipologia possiamo iniziare consigliando:
- il Bianco nelle varianti pas dosé extra brut brut extra dry, per gli antipasti in genere, specialmente quelli a base di tartine o pasta lievitata, formaggi anche stagionati, bruschette, pasticcieria salata e dolce. Le varianti Millesimato e Riserva sono più indicate per piatti più strutturati quali primi come risotto ai funghi, secondi a base di carne come arrosto di vitello con patate al forno, ecc;
- il Satèn nei cibi delicati a base di pesce, partendo dagli antipasti fino ai secondi piatti. Eccellente anche con i formaggi, purché, sempre delicati;
- il Rosé data la componente più accentuata di Pinot Nero (e quindi tannini) dà il meglio di sé in abbinamento a pietanze più saporite, sia di carne sia di pesce. Ottimo anche con le uova ed i formaggi stagionati.
Le temperature di esercizio per degustare al meglio questi vini spumante vanno dagli 8 ai 10° per i Franciacorta Bianco e Satèn, massimo 12° per i Rosé.
In conclusione vogliamo mettere in risalto come la Franciacorta offra anche un paesaggio che merita di essere visitato e vissuto. Lo hanno capito da tempo la gente del posto, valorizzando con tutta una serie di servizi per il turismo ancora di più un territorio che è bellissimo già di suo. In un mix di natura e storia, la vite è sfondo di luoghi di una bellezza di altro tempo, che aspettano solo di essere visitati.
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